Noé Terzo Millennio

1.12.09

IL COLLASSO DELL’ECONOMIA – CHIAMATA AL CAMBIAMENTO SISTEMICO
Postato il Lunedì, 30 novembre @ 19:00:00 CST di marcoc  
   
  DI JOHN PERKINS
Huffington Post

Ogni volta che tengo in braccio Grant, il mio nipotino di due anni, mi chiedo come apparirà il mondo tra sessant’anni a partire da oggi, quando avrà la mia età. So che se "manterremo questa rotta", sarà un mondo malfatto, come fa presagire l’attuale crisi economica.

Il capo del governo Panamense, Omar Torrijos, previde questo crollo e ne capì le implicazioni già nel 1978, quando io ero un sicario dell’economica [“economic hit man” (EHM) N.d.t.]. Torrijos ed io stavamo sul ponte di una barca a vela ormeggiata all’Isla Contadora, un porto sicuro in cui politici e dirigenti aziendali statunitensi potevano abbandonarsi a sesso e droga, lontani dagli occhi indiscreti della stampa internazionale. Omar mi disse che non aveva intenzione di lasciarsi corrompere da me. Disse che il suo obiettivo era quello di liberare il suo popolo dalle "catene Yankee", per assicurarsi che il suo paese controllasse il Canale, e per aiutare l'America Latina a liberarsi proprio da quello che io rappresentavo, e che lui chiamava “il capitalismo predatorio".



“Vedi", aggiunse, "Quello che sto suggerendo sarà alla fine di vantaggio anche per i tuoi figli". Mi spiegò che il sistema che io promuovevo, nel quale i pochi sfruttano i tanti, aveva i giorni contati. "Proprio come il vecchio Impero Spagnolo: finirà per implodere su se stesso". Tirò una boccata dal suo sigaro cubano espirando lentamente il fumo, come qualcuno che mandasse un bacio. "A meno che tu ed io, e tutti i nostri amici, ci mettiamo a combattere i capitalisti predatori", mi avvisò, "l'economia globale andrà in shock". Volse per un momento lo sguardo alla distesa acqua, per tornare subito a guardarmi negli occhi. "No permitas que te engañen", disse (“Don't allow yourself to be hoodwinked”, "Non lasciarti ingannare").

Ora, trent’anni dopo, Omar è morto, probabilmente assassinato perché si rifiutava di soccombere ai nostri tentativi di circuirlo, ma le sue parole risuonano come vere. Per questo motivo ho scelto una di esse come titolo del mio ultimo libro, Hoodwinked (“Ingannato”).

 

Siamo stati ingannati e portati a credere che una forma mutante di capitalismo, sposata da Milton Friedman e promossa dal presidente Reagan, e da ogni presidente da quel momento, sia accettabile, pur essendo una forma che ha portato a un mondo in cui meno del 5% di noi (negli Stati Uniti) consuma più del 25% delle risorse mentre quasi la metà degli altri vive in condizioni di povertà.

Si tratta invero di un totale fallimento. L'unico modo in cui Cina, India, Africa e America Latina potrebbero adottare tale modello è di trovare altri cinque pianeti uguali alla Terra … ma inabitati.

La maggior parte di noi comprende bene quello che mio nipote non può capire: che la sua vita è minacciata dalla crisi generata durante la nostra epoca. Il punto non è la prevenzione. Non si tratta di risintonizzarci sulla "normalità". E neppure di sbarazzarci del capitalismo.

La soluzione consiste nel sostituire il mantra di Milton Friedman, secondo cui "Il fine dell’impresa è la massimizzazione del profitto, prescindendo dai costi sociali e ambientali", con uno più realizzabile: "Realizza profitti unicamente nel contesto della creazione di un mondo sostenibile, giusto e pacifico", e dare origine a un'economia basata sulla produzione di cose di cui il mondo realmente necessita.

Questo obiettivo nulla ha di radicale o di nuovo. Per più di un secolo dopo la fondazione di questo paese, gli Stati hanno riconosciuto diritti e privilegi solamente a quelle società che potevano dimostrare di adoperarsi per il pubblico interesse, facendo chiudere quelle che venivano meno a tale premessa. Le cose cambiarono dopo una delibera della Corte Suprema del 1886 che concesse alle società gli stessi diritti di cui godevano le persone fisiche, senza però le responsabilità a carico dei singoli.

Come sicario dell’economia, ho preso parte a molti degli eventi che ci hanno spinto in questo territorio minato. Come scrittore e conferenziere, ho passato gli ultimi anni viaggiando negli Stati Uniti e visitando Cina, Islanda, Bolivia, India, e molti altri paesi, parlando con leader politici e imprenditori, studenti, insegnanti, operai, e genti d’ogni sorta. Ho letto saggi su programmi economici di Obama, sugli attuali regimi per la riforma di Wall Street, e le altre politiche. Mi ha colpito il fatto che la maggior parte delle discussioni riguardassero il triage e che, anche se c’è la necessità di fermare l'emorragia, dobbiamo al contempo snidare il virus che ha causato questi sintomi.

“Hoodwinked” presenta un piano per una cura a lungo termine. Nei giorni seguenti la pubblicazione del libro, avvenuta il 10 novembre 2009, ho parlato di questo progetto alle Nazioni Unite, in programmi radiofonici e televisivi, e in una conferenza cui hanno partecipato 2.400 studenti MBA, presso la Cornell University.

Ne ritorno avvertendo la speranza che siano finalmente pronti ad accogliere l’avvertimento di Omar e attuare la trasformazione che, per la generazione di mio nipote, rappresenterà la salvezza.

John Perkins è un ex capo economista presso un'importante società di consulenza internazionale. Il suo “Confessioni di un sicario dell’economia” è rimasto per 70 settimane tra i bestseller del New York Times. 

Website: www.johnperkins.org 

Twitter ID: www.twitter.com/economic_hitman.

Titolo originale: "Economic Meltdown -- A Call for Systemic Change"

Fonte: http://www.huffingtonpost.com/
Link
18.11.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SHEILA B.

27.11.09

l'uomo volante e le 18 tonnellate di inchiostro per stampare dollari USA

L'influenza morde ancora il termometro caprino ma è in via di estinzione e sta andando via da sola.

Si vede che non si è trovata bene...!

Prima di entrare nel merito, vi segnaliamo la scoperta del secolo pubblicata da Corriere.it in home page e segnata qui a fianco.

Riassumendo in breve: gli uomini non volano.

Già.

Passiamo ora alle notizie economiche.

Interessante questo grafico apparso su Russel Investments che pretende di fotografare un po' l'economia statunitense.

Il risultato sembra proprio il ritratto di un bel giovane, con qualche ruga magari, ma tutto sommato un bel giovane.

Con un click potete andare alla versione interattiva (consigliata)




Non c'e' male, proprio un bel quadretto.

Il debito corporate tende a scendere verso l'area della normalità, giusto la volatilità preoccupa un pochino, e poi c'e' un solo valore fuori scala: i ritardi nei pagamenti dei mutui. E anche l'inflazione non sta tanto bene, così vicina al valore minimo.

Aggiungiamo solo giusto una piccola foto...

Debito pubblico americano in miliardi di dollari




(ed è tutto da vedere se le barrette rosse effettivamente diminuiranno nel 2010-2011 e così via)


Non sappiamo resistere e aggiungiamo un'altra foto sul caminetto caprino, ma non senza titolone

USA, un mutuo su 4 è underwater




Chi non ricordasse cos'e' un mutuo underwater puo' rifarsi a questo nostro post.

La situazione è leggermente migliorata, anzichè peggiorare come era prevedibile, e si è passati dall'esorbitante 32% di metà agosto al 23% circa di oggi. Evidentemente il mercato della casa negli USA non è peggiorato, evitando così il tracollo.

Stiamo a vedere come procedono i prossimi mesi.

Sicuramente tutto bene.

Ehi, guarda, un uomo volante.


Concludiamo con un interessante dato scovato dall'affezionato lettore Pluto, sempre non senza titolone:

USA, 18 tonnellate di inchiostro al giorno per stampare dollari




Certo che ne stampano di banconote, con 18 tonnellate di inchiostro al giorno..chissà quante?

Saluti felici

Felice Capretta

24.11.09

Tremonti offre alla Cina un trattato 
per la "nuova Bretton Woods" 


24 novembre 2009 (MoviSol) - Parlando alla scuola centrale del Partito Comunista Cinese il 20 novembre, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha dichiarato che la crisi non è finita e che una vera soluzione può venire solo da un trattato internazionale tra i governi, che egli ha chiamato una nuova Bretton Woods. 

Tremonti ha spiegato: "Io, dopo il disastro, ritenevo che andassero salvate solo le banche che finanziavano le famiglie e le imprese. Invece, sono state salvate tutte. In questo modo abbiamo guadagnato tempo, ma non abbiamo risolto il problema. E così il rischio di una nuova crisi è sempre incombente". 

Le borse finanziarie "sono tornate ai livelli pre-crisi e i derivati sono tornati a crescere ad una velocità spaventosa". "In tutto il mondo i governi sono intervenuti usando due mani. Con una hanno immesso un'enorme massa di liquidità nel sistema. Con l'altra hanno trasformato debito privato in debito pubblico." Tali interventi hanno migliorato i bilanci delle grandi banche d'affari, ma non quelli dello stato, e "una parte enorme di questo denaro è rimasto dentro le banche stesse, che oggi con quei soldi stanno facendo profitti contraendo prestiti all'un per cento e reinvestendo in strumenti finanziari che danno rendimenti del 5 o 6 per cento". 

"Alla fine degli anni '90, di fatto si è consegnato il potere di battere moneta, che era un potere degli stati sovrani, nelle mani delle banche e del mercato", permettendo alle grandi banche di contare più dei governi. Nonostante la crisi abbia "riportato gli Stati al centro di tutto, tuttavia c'è ancora un'enorme messa di finanza che sta nelle banche, fuori dal controllo degli stati stessi ma adesso bisogna fare qualcosa di completamente nuovo". 

"Non possiamo certo pensare di risolvere i problemi emersi dalla crisi con una serie di nuove regole tecniche scritte dai banchieri", ha affermato Tremonti, riscuotendo l'applauso del pubblico. "Oggi abbiamo bisogno di uno sforzo politico collettivo per definire il nuovo ordine, un trattato internazionale per definire una nuova Bretton Woods, che deve essere il frutto di uno sforzo multilaterale, non solo nella partecipazione ma anche nella sua stesura", ha detto il ministro italiano. "Ho l'onore di depositare qui una prima bozza del mio trattato. Non avrei potuto immaginare una sede migliore". 

Nel corso della sua permanenza a Pechino, Tremonti ha anche incontrato esponenti del governo. Con Cao Xiqing, direttore generale della China Investment Corporation, Tremonti ha discusso la possibilità che il fondo investa in Italia in progetti di "comune interesse". Egli ha anche incontrato il vicepresidente Xi Jinping, che ha accettato un invito a visitare l'Italia nel 2010.

http://www.movisol.org/09news227.htm

17.11.09

RIVANAZZANO 17/11/2009:

Folla per Tremonti. “Il Padre nostro dice... rimetti a noi i nostri debiti”  

RIVANAZZANO - Poliziotti sui balconi, carabinieri e finanzieri ad ogni angolo di strada, gente che si affolla, via vai di lampeggianti e auto blu. Lunedì pomeriggio per Rivanazzano è stato un grande giorno. Il giorno del convegno di livello nazionale sul federalismo fiscale (presenti i direttori generali dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera e di Equitalia, Marco Cuccagna e il commissario straordinario dell'Inps Antonio Mastrapasqua). Il giorno dell'inaugurazione di un nuovo sportello della Banca Centropadana di Credito Cooperativo.(...) 

Il giorno, soprattutto, della visita di Giulio Tremonti. Il ministro dell'Economia è arrivato super scortato e subito si è diretto in corso Repubblica, dove già da un'ora lo attendeva la folla. Al suono del battimani Tremonti si è unito di fronte all'entrata della banca al vescovo monsignor Martino Canessa, al sindaco Romano Ferrari e al presidente della banca Serafino Passanetti. La benedizione, il taglio del nastro, poi tutti dentro la filiale per i discorsi. 

Il presidente Serafino Passanetti ha subito ringraziato il ministro per aver “sdoganato dall'immagine di banche minori le realtà come la nostra”. Poi ha spiegato lo spirito imprenditoriale che anima il Credito cooperativo richiamando l'enciclica Caritas in Veritate. “Benedetto XVI – ha detto il presidente - ci insegna che si può fare impresa e nello stesso tempo perseguire fini di utilità sociale”. 

Tremonti ha immediatamente preso la palla al balzo per dare una stoccata alle banche. E seguendo il filone religioso ha rammentati il Padre Nostro, in cui “ad un certo punto si dice 'rimetti a noi i nostri debiti'. Magari non si può fare così – ha detto ironico Tremonti - ma un leasing più umano un po’ di moratoria... è nello spirito di banche come questa”. Infine un accenno alla crisi economica mondiale. “E' una bella coincidenza il taglio del nastro di oggi con le notizie, così come dicono i numeri, sulla fine della recessione. Speriamo che la tendenza positiva prosegua”. 

Una visita in relax alla sala consiliare con il sindaco, qualche foto di gruppo, una fetta di salame di Varzi, poi Tremonti è tornato sull'auto blu super scortata.

23.1.08

Il terrorismo non ha salvato l'America

Lunedì nero per le borse dopo il grande flop del piano di emergenza di Bush. Vengono confermate le paure e i timori di chi, ancor prima dell'11 settembre parlava di crisi sistemica. La risposta delle borse è stata molto chiara. Troppo poco e troppo tardi, ma soprattutto inutile se i meccanismi e le strutture maggiormente responsabili di quanto accaduto sono rimaste impunite e al potere.
Il rischio recessione per gli Stati Uniti e il grande bluff del "piano di emergenza" presentato dal Presidente George Bush, diffonde il panico nelle borse e nelle principali piazze finanziarie. In calo le Borse europee con un margine di riduzione degli indici borsistici di oltre il 7%, bruciando in poche ore più di 400 miliardi di euro di capitalizzazione, con operazioni di svalutazione che hanno interessato principalmente i titoli bancari, ed in particolare Bnp Paribas, Ubs Bank, Société Générale e Commerzbank, anche se i dati più preoccupanti derivano dalle borse asiatiche che subiscono l'effetto di ritorno dello scoppio della bolla speculativa occidentale. Crolla Hong Kong, Singapore, Shanghai e Mumbai, con un crollo del 15% delle . Si salva invece Wall Street che è rimasta chiusa per il Martin Luther King Day, evitando così il peggio agli Stati Uniti, già devastati dal pessimismo e dalla incombente recessione. Dinanzi a noi lo scenario finanziario dell'11 settembre, senza tuttavia alcun attacco terroristico che ha sconvolto e ha manipolato la percezione degli eventi e degli shock sul mercato globale. Stranamente, lo scorso venerdì, la Banca Mondiale riceve una telefonata intimidatoria che annuncia un grave attentato nei confronti della Sede di Washington , tale da provocare la chiusura degli uffici per precauzione.
Secondo gli analisti, il piano di salvataggio dell'economia - una manovra di circa 150 miliardi di dollari - presentato dal Presidente George Bush e dal Governatore della Federal Reserve Bernard Bernanke, non salverà gli Stati Uniti da un baratro che è talmente evidente ed innegabile, da spingere le più alte Istituzioni americane ad intervenire d'urgenza, con sgravi fiscali, incentivi agli investimenti, riduzione dei tassi di interessi e aumento della base monetaria. E così, a dispetto delle dichiarazioni di George W. Bush che annuncia un piano di rilancio dell'economia di 1% del PIL, la Borsa ha subito di nuovo uno dei lunedì più neri di questi ultimi anni. La mobilitazione d'emergenza delle classe politiche e delle Istituzioni monetarie non hanno convinto gli investitori, né i cittadini americani che percepiscono ormai come inutili le misure volte a sostenere le classi più povere, con uno sgravio fiscale nei confronti di circa 90 milioni di persone, oltre all'invio di un assegno di 800 dollari per ogni contribuente, una detrazione di 1.600 dollari per l'acquisto della prima casa. Si stima tuttavia che tali sgravi potranno essere sostenuti solo fino al 2010, e in ogni caso, l'immissione sul mercato di una tale ricchezza potrà avere come effetto quello di drogare il prodotto interno lordo di almeno 2 punti senza garantire una vera ripresa dell'economia. Allo stato attuale, un rialzo dettato da un intervento così drastico, e artificiale, non può essere duraturo, in quanto la crisi strutturale tende inevitabilmente a riportare l'economia al di sotto dell'equilibrio economico. Per cui la manovra di recupero del Governo degli Stati Uniti sembra più che altro un tentativo di propaganda, volto a camuffare una grave crisi globale in una sofferenza congiunturale che potrebbe essere affrontata con una manovra di breve periodo.
La risposta delle borse è stata molto chiara. Troppo poco e troppo tardi, ma soprattutto inutile se i meccanismi e le strutture maggiormente responsabili di quanto accaduto sono rimaste impunite e al potere. Gli stessi incentivi del Governo Statunitense andranno a vantaggio delle stesse entità economiche che controllano il settore bancario e finanziario, e manovrano le operazioni speculative che hanno innescato la grande crisi di liquidità dei subprime. Ormai l'economia statunitense è allo sbaraglio e sono molti gli investitori esteri che comprano in maniera aggressiva negli Stati Uniti, approfittando della svendita delle società nonché del dollaro, che ha reso gli investimenti altamente competitivi. Solo l'anno scorso, gli investitori esteri hanno versato una somma record di circa $414 miliardi in assicurandosi così società, fabbriche, attraverso fondi di investimento di privati o aste pubbliche, mentre durante le prime due settimane del 2008 le sono stati investiti $22.6 miliardi in società americane, svendute per oltre la metà del loro valore attuale. Se la recessione aumenta e il dollaro cade ulteriore, il ritmo potrebbe accelerare ancora di più. Il dollaro debole ha fatto delle società e delle proprietà americane l'investimento più conveniente in termini globali, soprattutto per l'Europa e per il Canada, per l'Arabia Saudita e la Russia, nonché per i grandi esportatori come Cina e Germania .I beneficiari più evidenti sono sempre le banche di Wall Street come Merrill Lynch, Citigroup e Morgan Stanley che hanno venduto le loro proprietà ai fondi governativi dell'Asia e del Medio Oriente per compensare le clamorose perdite sui mercati bancari. Le entità giapponesi, cinesi, indiane, nonché arabe e emirate, hanno investito nel settore immobiliare, in quello siderurgico, energetico e in quello alimentare. Stiamo così assistendo in America ad un silenzioso movimento, quello del capitalismo statale, dove le grandi potenze "socialiste" di un tempo, stanno acquistando di sana pianta l'America capitalista.
Il lunedì nero ha così confermato le paure e i timori di molti che anni fa, già prima del crollo delle Torri Gemelle, cominciarno a parlare di crisi sistemica e della grande bolla finanziaria causata dall'inesistenza di qualsiasi controllo sulle pratiche speculative e sul valore della moneta in circolazione. Allora, un grande attentato terroristico coprì il crollo delle Borse che si è avuto a pochi mesi di distanza, come naturale conseguenza del disfacimento del sistema globale. Oggi possiamo dire che non è stato il terrorismo a far crollare le borse, ma qualcosa che è radicato così profondamente nel nostro sistema economico che continua ancora oggi a rivelare i suoi lati oscuri.La consapevolezza che viviamo in un sistema malato si sta diffondendo sempre più, e lo si percepisce nelle piccole cose, con l'aumento dei costi bancari, sino alle grandi Istituzioni. Il Presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker ha osato pronunciare la parola fatidica di recessione, mentre il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) Dominique Strauss-Kahn ha stimato per la sua parte lunedì che la crisi causata dal rallentamento della crescita americana è estremamente "seria", e potrebbe mettere in ginocchio i paesi emergenti, perché continua sempre più a deteriorarsi: ora non si può più escludere una tale eventualità. Finalmente in Fmi ammette che si è materializzata la recessione che tutti hanno previsto, e che non passerà senza conseguenze anche nella zona Europea, che abbasserà la crescita del blocco europeo intorno al 2%. Almunia e Juncker hanno discusso persino l'idea di un piano di sostegno alla congiuntura in Europa, comparabile a quello degli Stati Uniti, in vista di una situazione economica ancora più rischiosa. Tuttavia, Juncker ha riconosciuto che i Paesi europei potrebbero ricorrere agli "stabilizzatori automatici, per attutire l'effetto dei rallentamenti economici, che autorizzano i Paesi che hanno migliorato i propri conti pubblici a non compensare il minor gettito fiscale dovuti ad un deterioramento dell'economia medianti i tagli della spesa pubblica, ammettendo la possibilità da parte dello Stato di sostenere le imprese e la produzione.
A questo punto, sebbene i Paesi Asiatici sembrano essere l'anello più debole, essendo destinazione di speculazioni finanziarie e operazioni di carry trade, rappresentano quegli attori che sono in grado di sostenere la crescita globale, mantenendo stabile la domanda di energia e di risorse, e immettendo sul mercato merci e prodotti. In assenza della spinta produttiva di queste economie, la recessione potrebbe essere ben più pericolosa.

http://etleboro.blogspot.com/

16.10.07

Martedì, 16 ottobre 2007
Salvi: Signoraggio - se lo conosci, lo eviti!
A Roma la manifestazione davanti alla Banca d'Italia contro il signoraggio.Questi cittadini utilizzano il loro tempo per divulgare e denunciare la mafia delle mafie: IL SIGNORAGGIO!
Salvi: Signoraggio - se lo conosci, lo eviti!

13.10.07

Il programma politico di Grillo è stato “dettato” dal principe Filippo d’Edimburgo
www.movisol.org


3 ottobre 2007 – Il programma politico del simpatizzante nazista Filippo d’Edimburgo[1] è il programma del reverendo anglicano Thomas Malthus, di Bertrand Russell, di Henry Kissinger e di George Soros[2]. Grillo, che ne sia cosciente o meno, lo ha prodotto (scopiazzato?) dimostrando la più completa inconsistenza di fondo dal punto di vista epistemologico.
Le 22 pagine di quel programma presentano fin da subito tutte le lacune tipiche dell’odierna classe dirigente, abbagliata dal dettaglio, incapace di vedere l’interconnessione complessa tra le varie singolarità.
Un programma come quello di Grillo, che ha la pretesa di segnare un punto di svolta nella storia politica italiana, trascura completamente questioni fondamentali in materia di politica economica e di politica estera. In esso non si parla di economia produttiva – perché Grillo è seguace delle teorie genocide sulla decrescita del Latouche – né di lotta a quei fenomeni speculativi che rappresentano il vero cancro del mondo. Ed in esso non si parla neanche dell’idea della cooperazione tra Stati sovrani, come manifestazione prima in campo politico della concezione dell’uomo in termini di homo homini fratres da cui si è venuto scostando il diritto internazionale – per la gioia di Bush, Blair, Padoa Schioppa[3] - ad esplicita onta del Trattato di Westfalia del 1648.
Parte integrante del programma politico di Grillo è infine il contenuto di una lettera che Marco Pannella[4] gli ha mandato. In essa si parla di riduzione della popolazione mondiale di almeno della metà rispetto ai quasi 7 miliardi di persone.
Non è la prima volta che mi imbatto in un’ambientalista la cui soluzione di fondo sfocia nel malthusianesimo[5]. Il principe Filippo d’Edimburgo, da un punto di vista strategico il più noto ambientalista del mondo, nonché fondatore del Wwf, è altresì noto per affermazioni del tipo: “Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sottoforma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione”[6].
Marco Pannella nella lettera che Beppe Grillo fa propria, riportandola per intero nel suo programma, afferma:“Se non imbocchiamo subito la strada di un “rientro dolce” della popolazione del pianeta da 6 miliardi di persone più o meno alla metà nell’arco di 4 o 5 generazioni, di un secolo, continueremo ad esser travolti dallo tsumani natalista …”.
Questa è la filosofia dei ricchi codardi abituati a credere di essere i padroni del mondo. Senza alcuna base scientifica – nella migliore delle ipotesi ogni dato a cui hanno provato a dare una parvenza di scientificità è stato contraddetto dall’intrinseca capacità umana di aumentare la propria capacità relazionale con l’universo – sciorinano cifre, impongono limiti, ma sempre agli altri, sempre ai più deboli (i posteri che non potranno esserci, i paesi del terzo mondo che non possono progredire perché altrimenti ci fregano la possibilità di mantenere il nostro tenore di vita).
Tutto è riconducibile alla tradizione malthusiana che con il National Security Study Memorandum 200[7] prodotto dell’ufficio di Henry Kissinger (il documento segreto, datato 1974, viene declassificato nei primi anni ’90) diviene strategia politica ufficiale dell’Impero britannico[8], prima che degli Stati Uniti. Al paragrafo 29 di questo studio, infatti, si parla di “programmi demografici” che portino al raggiungimento dell’obiettivo dei “3 miliardi [di persone] in meno nel 2050”.
Beppe Grillo entra in gioco mentre un po’ tutta la sinarchia ha deciso di staccarsi di dosso il peso della politica. Questa, infatti, esegue troppo lentamente i disegni che l’oligarchia vorrebbe attuare, e che sempre più velocemente si impongono visto l’accelerarsi della crisi finanziaria in corso.
Infatti, il contesto di fondo in cui l’incompetente classe politica è stata messa nel mezzo è il seguente: trasmissioni di satira che hanno funzionato da apripista per il lancio di inchieste che denunciano la “cattiveria” dei politici (peccato che non ci svelino mai per quali interessi agiscano); l’establishment economico (Montezemolo, ndr) che dal pulpito sferra attacchi alla classe politica; la Lega Nord considerata ancora dai propri aderenti una forza popolare, invoca la discesa nelle piazze. Queste, sono tutte forze che fanno nominalmente capo alla destra italiana. Ed a sinistra? Ecco che arriva Grillo. Ora anche il popolo di sinistra – dopo i fallimenti di Moretti e degli altermondialisti – ha il suo capo popolo per distruggere la “cattiva” classe politica.
Proprio come nel Don Giovanni di Mozart, i villani scambieranno il lacchè di turno, Leporello, per il ben più pericoloso Don Giovanni. Fare fuori Leporello (la classe politica) non servirà a niente se Don Giovanni (l’oligarchia finanziaria) resterà in piedi. E pensare che a consentire un fraintendimento di questo tipo, nell’opera di Mozart fu un villano offeso, il buon Masetto (Beppe Grillo)!
Nel dettaglio, il programma di Grillo propone inevitabilmente qualche soluzione meritevole di essere presa in considerazione, ma a queste affianca altre proposte totalmente inconsistenti. Grillo suggerisce l’incentivo di mezzi di trasporto pubblici, ma a ciò affianca l’“incentivazione alla produzione di automezzi con motori alimentati da biocombustibili”.
Il movimento di LaRouche denunciò circa due anni fa in tutto il mondo come la scelta dei biocombustibili, in particolare l’etanolo, fosse una scelta sciagurata sia perché scientificamente incompetente (visto che il processo produttivo fa sì che si bruci più petrolio rispetto al combustibile prodotto), sia perché da un punto di vista strategico – ciò che più conta – questa nuova moda dell’ambientalismo avrebbe ridotto le scorte alimentari mondiali comportando fenomeni speculativi a danni delle popolazioni più deboli[9]. L’aumento dei prezzi dei prodotti cerealicoli di questi giorni è tutto lì a dimostrare l’esattezza di quella previsione.
Il programma di Grillo critica meritoriamente l’approccio aziendalista alla sanità, ma non crede alla possibilità di una sanità completamente gratuita (“ticket per integrare il finanziamento pubblico”). Non crede a ciò perché di fatto in ambito economico aderisce anche alle teorie monetariste. Crede, proprio come un po’ tutto l’establishment politico-economico, che l’economia sia imperniata sul denaro e sui bilanci e non sul credito nazionale e l’economia fisica (per lui essa andrebbe ridotta).
In ambito economico accenna a poche cose, senza toccare la questione di fondo, quella del credito, quella che è elemento discriminante tra il modo di intendere il ruolo dello Stato nell’economia nella prima fase post-bellica e quella odierna tutta centrata sulle banche centrali e dunque sulle banche private.
Suggerisce tout court di vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale – senza distinguere dunque tra finanziamento delle attività produttive e finanziamento delle attività speculative – e in ambito economico-fisico dice aprioristicamente no all’economia delle grandi opere e dei trasporti su scala mondiale. Grillo dovrebbe riflettere sul fatto che i popoli si sono uniti proprio passando per la creazione di vie di comunicazione comuni che unissero tra di loro i vari principati, le varie signorie, le varie terre. La vicinanza, la facilità di raggiungimento consentita da vie di comunicazione su scala translocale, ha agevolato il dialogo tra i popoli e la loro successiva unità. Tutto ciò non è mai piaciuto all’impero britannico.
Grillo parla poi di allineare le tariffe energetiche a quelle degli altri paesi europei. Come è fattibile ciò se non tagliando il costo del lavoro, e dunque incidendo sui tenori di vita reale dei lavoratori? Grillo sa che l’Italia è un paese senza materie prime? Sa che l’unica produzione energetica con densità di flusso tale da reggere una moderna economia, di cui ogni paese del mondo può dotarsi, è il nucleare? Ha riflettuto sul concetto di free energy, cioè energia libera dall’impiego per usi civili e produttivi, da destinare invece alla sperimentazione ed alla ricerca?
Sull’indipendenza, evidentemente anticostituzionale, di authority e Banca d’Italia, anche qui nessun accenno. Anzi, alle prime suggerisce di riconoscere ancor più potere.
La riduzione del debito poi, per Grillo, deriverebbe dal taglio degli sprechi. Niente di nuovo sotto il sole. La solita solfa rigorista alla Padoa-Schioppa. Con Hamilton, Lincoln, Roosevelt è bene dire che l’unico modo per ridurre costantemente il debito di una nazione è aumentare la sua produttività grazie all’evoluzione tecnologico-scientifica. Dopo un ventennio di tagli alla spesa pubblica, da tagliare restano solo briciole (il debito pubblico italiano è qualcosa di più rispetto alle briciole!).
Ma in merito al sistema a cambi fluttuanti, filo-speculativo e di fatto condizionante la sovranità economico-politica dei popoli, su cui è imperniato l’intero sistema monetario internazionale, non dice niente. In merito all’idrovora speculativa degli hedge funds di cui è divenuta schiava tutta l’economia produttiva mondiale (a parte la Russia) non dice niente.
Grillo non va dunque al centro della questione, ma naviga su un livello di superficie così come tutta la classe politica da lui criticata.
Come accennato all’inizio, la degna conclusione di questo evanescente programma è la lettera di Pannella. Il problema di fondo per Grillo sarebbe che siamo in troppi. Pannella e Grillo sanno quali siano le politiche di “rientro dolce” della popolazione perché si riduca dai quasi 7 miliardi ai 3 miliardi richiesti (non si sa su che base scientifica)?
Grillo e Pannella ben capiranno che se le risorse naturali tendono ad esaurirsi – ma in realtà la natura è caratterizzata da processi viventi che sono tutt’altro che entropici – il problema della relazione tra l’uomo e la natura – che non è solo relativo alla produzione di energia – tornerà a porsi. A quel punto ci riduciamo ad un miliardo e mezzo?
In ogni caso, per serietà politica, Grillo e Pannella devono avere il coraggio di dire quali siano questi metodi di “rientro dolce”. Forse la sterilizzazione coatta, i disincentivi fiscali a chi procrea “troppo”, oppure la guerra batteriologica come suggerito da Bertrand Russell ne L’impatto della scienza sulla società.
Negli anni ’60, tanto era il valore della vita umana, gli approcci di un Kennedy o di un La Pira erano diametralmente opposti: una grande alleanza planetaria per rendere vivibili gli altri pianeti dello spazio.
La visione di un Grillo o di un Pannella è viziata da una concezione pessimistica, hobbesiana, della natura umana; quella di un Kennedy o di un La Pira era invece illuminata da una concezione ottimistica della natura umana. L’uomo, se fa l’Uomo, ha tutto il potenziale per opporsi all’entropia del regno inorganico. L’anti-entropia universale è tutta lì pronta ad agevolare il suo compito. Se l’uomo crede di risolvere i propri problemi riducendo la sua capacità d’azione, dunque le sue capacità cognitivo-creative, non ha compreso nella gerarchia universale quale sia il proprio ruolo. Ridurre la presenza umana così come la produzione energetica vuol dire condannare l’umanità alla progressiva distruzione. La visione epistemologica di Grillo ci riporterebbe dritti dritti al medioevo: persone ridotte alla sussistenza, inconsapevoli del fatto di essere chiamate a dialogare con l’universo e non a subirne l’arbitrio. Il Rinascimento che seguì l’epoca buia medioevale ebbe il merito di far riscoprire all’uomo questa sua missione; è in quel momento che la scienza e l’arte divengono strumento per manifestare la capacità ontologica dell’uomo: un progressivo cammino di conoscenza di sé stesso e di ciò che ha intorno a sé.
Rivolgo dunque questo appello a Grillo: Grillo abbandona Latouche (e Filippo) e scopri LaRouche, darai un’autentica via d’uscita all’umanità!

Claudio Giudici

[1] http://www.movisol.org/znews063.htm, 27 settembre 2007. Forse le simpatie nazistoidi del principino Harry non devono essere viste come semplici marachelle di gioventù!
[2] Col suo Quantum Fund Soros gestiva anche i capitali della Corona inglese.
[3] Il Mulino, 1/2006, numero 423, pag, 199.
[4] Pannella accusa anche il nazismo di essere un’ideologia rea di contribuire allo “tsunami natalista”. Pannella dimentica forse che l’intento di Hitler era di ridurre le popolazioni non germaniche per fare posto a quella germanica. La fallace radice epistemologica era dunque la stessa che lui propugna: “Abbiamo bisogno di spazio e per crearcene dobbiamo eliminare l’altro che ce lo occupa, non cercarne di nuovo!”. Dunque per Hitler come per Pannella, la lungimiranza è resa cieca dal fallace primus epistemologico: credere che l’uomo sia essere meramente confinato allo spazio terrestre e della cui vita si possa disporre alla stessa stregua di qualsiasi altro elemento della biosfera.
[5] Nel marzo 2006 assistetti ad un incontro di scienza organizzato dal Comune di Scandicci, dal titolo “Il Benevolo disordine della vita” in cui relatore era il prof. Marcello Buiatti dell’università di Firenze. L’interesse a partecipare a quell’incontro mi fu suscitato dal presentimento che l’oggetto trattato, solo in apparenza ristretto al campo scientifico, avrebbe avuto delle inevitabili ripercussioni in campo socio-politico. Così fu: il prof. Buiatti dopo aver debuttato con l’elogio di Darwin, concludeva con l’apologia maltusiana della riduzione della popolazione mondiale. Da tale incontro ne scaturì una riflessione che inviai al prof. Buiatti – senza riceverne riscontro – il cui titolo era “Critica "benevola" a Il Benevolo Disordine della Vita ovvero il falso problema della sovrappopolazione”. Il testo della lettera è riportato al link http://claudiogiudici.ilcannocchiale.it/?YY=2007&mm=9&dd=26, 26 settembre 2007.
[6] Deutche Presse Agentur, agosto 1988. Altre affermazioni in tal senso sono rintracciabili al link http://www.movisol.org/genocidi.htm, 24 settembre 2007.
[7] http://www.movisol.org/nuc1.htm, 24 settembre 2007. Per ulteriore materiale una velocissima ricerca sul web soddisferà le esigenze dei più interessati all’argomento.
[8] Kissinger stesso si è autodefinito agente della Corona inglese. http://www.larouchepub.com/other/2002/2901_kissinger.html
[9] http://www.movisol.org/etanolo.htm; http://www.movisol.org/etanolo2.htm; http://www.movisol.org/07news009.htm; 26 settembre 2007.
[inizio pagina]
Il programma politico di Grillo è stato “dettato” dal principe Filippo d’Edimburgo

3 ottobre 2007 – Il programma politico del simpatizzante nazista Filippo d’Edimburgo[1] è il programma del reverendo anglicano Thomas Malthus, di Bertrand Russell, di Henry Kissinger e di George Soros[2]. Grillo, che ne sia cosciente o meno, lo ha prodotto (scopiazzato?) dimostrando la più completa inconsistenza di fondo dal punto di vista epistemologico.
Le 22 pagine di quel programma presentano fin da subito tutte le lacune tipiche dell’odierna classe dirigente, abbagliata dal dettaglio, incapace di vedere l’interconnessione complessa tra le varie singolarità.
Un programma come quello di Grillo, che ha la pretesa di segnare un punto di svolta nella storia politica italiana, trascura completamente questioni fondamentali in materia di politica economica e di politica estera. In esso non si parla di economia produttiva – perché Grillo è seguace delle teorie genocide sulla decrescita del Latouche – né di lotta a quei fenomeni speculativi che rappresentano il vero cancro del mondo. Ed in esso non si parla neanche dell’idea della cooperazione tra Stati sovrani, come manifestazione prima in campo politico della concezione dell’uomo in termini di homo homini fratres da cui si è venuto scostando il diritto internazionale – per la gioia di Bush, Blair, Padoa Schioppa[3] - ad esplicita onta del Trattato di Westfalia del 1648.
Parte integrante del programma politico di Grillo è infine il contenuto di una lettera che Marco Pannella[4] gli ha mandato. In essa si parla di riduzione della popolazione mondiale di almeno della metà rispetto ai quasi 7 miliardi di persone.
Non è la prima volta che mi imbatto in un’ambientalista la cui soluzione di fondo sfocia nel malthusianesimo[5]. Il principe Filippo d’Edimburgo, da un punto di vista strategico il più noto ambientalista del mondo, nonché fondatore del Wwf, è altresì noto per affermazioni del tipo: “Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sottoforma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione”[6].
Marco Pannella nella lettera che Beppe Grillo fa propria, riportandola per intero nel suo programma, afferma:“Se non imbocchiamo subito la strada di un “rientro dolce” della popolazione del pianeta da 6 miliardi di persone più o meno alla metà nell’arco di 4 o 5 generazioni, di un secolo, continueremo ad esser travolti dallo tsumani natalista …”.
Questa è la filosofia dei ricchi codardi abituati a credere di essere i padroni del mondo. Senza alcuna base scientifica – nella migliore delle ipotesi ogni dato a cui hanno provato a dare una parvenza di scientificità è stato contraddetto dall’intrinseca capacità umana di aumentare la propria capacità relazionale con l’universo – sciorinano cifre, impongono limiti, ma sempre agli altri, sempre ai più deboli (i posteri che non potranno esserci, i paesi del terzo mondo che non possono progredire perché altrimenti ci fregano la possibilità di mantenere il nostro tenore di vita).
Tutto è riconducibile alla tradizione malthusiana che con il National Security Study Memorandum 200[7] prodotto dell’ufficio di Henry Kissinger (il documento segreto, datato 1974, viene declassificato nei primi anni ’90) diviene strategia politica ufficiale dell’Impero britannico[8], prima che degli Stati Uniti. Al paragrafo 29 di questo studio, infatti, si parla di “programmi demografici” che portino al raggiungimento dell’obiettivo dei “3 miliardi [di persone] in meno nel 2050”.
Beppe Grillo entra in gioco mentre un po’ tutta la sinarchia ha deciso di staccarsi di dosso il peso della politica. Questa, infatti, esegue troppo lentamente i disegni che l’oligarchia vorrebbe attuare, e che sempre più velocemente si impongono visto l’accelerarsi della crisi finanziaria in corso.
Infatti, il contesto di fondo in cui l’incompetente classe politica è stata messa nel mezzo è il seguente: trasmissioni di satira che hanno funzionato da apripista per il lancio di inchieste che denunciano la “cattiveria” dei politici (peccato che non ci svelino mai per quali interessi agiscano); l’establishment economico (Montezemolo, ndr) che dal pulpito sferra attacchi alla classe politica; la Lega Nord considerata ancora dai propri aderenti una forza popolare, invoca la discesa nelle piazze. Queste, sono tutte forze che fanno nominalmente capo alla destra italiana. Ed a sinistra? Ecco che arriva Grillo. Ora anche il popolo di sinistra – dopo i fallimenti di Moretti e degli altermondialisti – ha il suo capo popolo per distruggere la “cattiva” classe politica.
Proprio come nel Don Giovanni di Mozart, i villani scambieranno il lacchè di turno, Leporello, per il ben più pericoloso Don Giovanni. Fare fuori Leporello (la classe politica) non servirà a niente se Don Giovanni (l’oligarchia finanziaria) resterà in piedi. E pensare che a consentire un fraintendimento di questo tipo, nell’opera di Mozart fu un villano offeso, il buon Masetto (Beppe Grillo)!
Nel dettaglio, il programma di Grillo propone inevitabilmente qualche soluzione meritevole di essere presa in considerazione, ma a queste affianca altre proposte totalmente inconsistenti. Grillo suggerisce l’incentivo di mezzi di trasporto pubblici, ma a ciò affianca l’“incentivazione alla produzione di automezzi con motori alimentati da biocombustibili”.
Il movimento di LaRouche denunciò circa due anni fa in tutto il mondo come la scelta dei biocombustibili, in particolare l’etanolo, fosse una scelta sciagurata sia perché scientificamente incompetente (visto che il processo produttivo fa sì che si bruci più petrolio rispetto al combustibile prodotto), sia perché da un punto di vista strategico – ciò che più conta – questa nuova moda dell’ambientalismo avrebbe ridotto le scorte alimentari mondiali comportando fenomeni speculativi a danni delle popolazioni più deboli[9]. L’aumento dei prezzi dei prodotti cerealicoli di questi giorni è tutto lì a dimostrare l’esattezza di quella previsione.
Il programma di Grillo critica meritoriamente l’approccio aziendalista alla sanità, ma non crede alla possibilità di una sanità completamente gratuita (“ticket per integrare il finanziamento pubblico”). Non crede a ciò perché di fatto in ambito economico aderisce anche alle teorie monetariste. Crede, proprio come un po’ tutto l’establishment politico-economico, che l’economia sia imperniata sul denaro e sui bilanci e non sul credito nazionale e l’economia fisica (per lui essa andrebbe ridotta).
In ambito economico accenna a poche cose, senza toccare la questione di fondo, quella del credito, quella che è elemento discriminante tra il modo di intendere il ruolo dello Stato nell’economia nella prima fase post-bellica e quella odierna tutta centrata sulle banche centrali e dunque sulle banche private.
Suggerisce tout court di vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale – senza distinguere dunque tra finanziamento delle attività produttive e finanziamento delle attività speculative – e in ambito economico-fisico dice aprioristicamente no all’economia delle grandi opere e dei trasporti su scala mondiale. Grillo dovrebbe riflettere sul fatto che i popoli si sono uniti proprio passando per la creazione di vie di comunicazione comuni che unissero tra di loro i vari principati, le varie signorie, le varie terre. La vicinanza, la facilità di raggiungimento consentita da vie di comunicazione su scala translocale, ha agevolato il dialogo tra i popoli e la loro successiva unità. Tutto ciò non è mai piaciuto all’impero britannico.
Grillo parla poi di allineare le tariffe energetiche a quelle degli altri paesi europei. Come è fattibile ciò se non tagliando il costo del lavoro, e dunque incidendo sui tenori di vita reale dei lavoratori? Grillo sa che l’Italia è un paese senza materie prime? Sa che l’unica produzione energetica con densità di flusso tale da reggere una moderna economia, di cui ogni paese del mondo può dotarsi, è il nucleare? Ha riflettuto sul concetto di free energy, cioè energia libera dall’impiego per usi civili e produttivi, da destinare invece alla sperimentazione ed alla ricerca?
Sull’indipendenza, evidentemente anticostituzionale, di authority e Banca d’Italia, anche qui nessun accenno. Anzi, alle prime suggerisce di riconoscere ancor più potere.
La riduzione del debito poi, per Grillo, deriverebbe dal taglio degli sprechi. Niente di nuovo sotto il sole. La solita solfa rigorista alla Padoa-Schioppa. Con Hamilton, Lincoln, Roosevelt è bene dire che l’unico modo per ridurre costantemente il debito di una nazione è aumentare la sua produttività grazie all’evoluzione tecnologico-scientifica. Dopo un ventennio di tagli alla spesa pubblica, da tagliare restano solo briciole (il debito pubblico italiano è qualcosa di più rispetto alle briciole!).
Ma in merito al sistema a cambi fluttuanti, filo-speculativo e di fatto condizionante la sovranità economico-politica dei popoli, su cui è imperniato l’intero sistema monetario internazionale, non dice niente. In merito all’idrovora speculativa degli hedge funds di cui è divenuta schiava tutta l’economia produttiva mondiale (a parte la Russia) non dice niente.
Grillo non va dunque al centro della questione, ma naviga su un livello di superficie così come tutta la classe politica da lui criticata.
Come accennato all’inizio, la degna conclusione di questo evanescente programma è la lettera di Pannella. Il problema di fondo per Grillo sarebbe che siamo in troppi. Pannella e Grillo sanno quali siano le politiche di “rientro dolce” della popolazione perché si riduca dai quasi 7 miliardi ai 3 miliardi richiesti (non si sa su che base scientifica)?
Grillo e Pannella ben capiranno che se le risorse naturali tendono ad esaurirsi – ma in realtà la natura è caratterizzata da processi viventi che sono tutt’altro che entropici – il problema della relazione tra l’uomo e la natura – che non è solo relativo alla produzione di energia – tornerà a porsi. A quel punto ci riduciamo ad un miliardo e mezzo?
In ogni caso, per serietà politica, Grillo e Pannella devono avere il coraggio di dire quali siano questi metodi di “rientro dolce”. Forse la sterilizzazione coatta, i disincentivi fiscali a chi procrea “troppo”, oppure la guerra batteriologica come suggerito da Bertrand Russell ne L’impatto della scienza sulla società.
Negli anni ’60, tanto era il valore della vita umana, gli approcci di un Kennedy o di un La Pira erano diametralmente opposti: una grande alleanza planetaria per rendere vivibili gli altri pianeti dello spazio.
La visione di un Grillo o di un Pannella è viziata da una concezione pessimistica, hobbesiana, della natura umana; quella di un Kennedy o di un La Pira era invece illuminata da una concezione ottimistica della natura umana. L’uomo, se fa l’Uomo, ha tutto il potenziale per opporsi all’entropia del regno inorganico. L’anti-entropia universale è tutta lì pronta ad agevolare il suo compito. Se l’uomo crede di risolvere i propri problemi riducendo la sua capacità d’azione, dunque le sue capacità cognitivo-creative, non ha compreso nella gerarchia universale quale sia il proprio ruolo. Ridurre la presenza umana così come la produzione energetica vuol dire condannare l’umanità alla progressiva distruzione. La visione epistemologica di Grillo ci riporterebbe dritti dritti al medioevo: persone ridotte alla sussistenza, inconsapevoli del fatto di essere chiamate a dialogare con l’universo e non a subirne l’arbitrio. Il Rinascimento che seguì l’epoca buia medioevale ebbe il merito di far riscoprire all’uomo questa sua missione; è in quel momento che la scienza e l’arte divengono strumento per manifestare la capacità ontologica dell’uomo: un progressivo cammino di conoscenza di sé stesso e di ciò che ha intorno a sé.
Rivolgo dunque questo appello a Grillo: Grillo abbandona Latouche (e Filippo) e scopri LaRouche, darai un’autentica via d’uscita all’umanità!

Claudio Giudici

[1] http://www.movisol.org/znews063.htm, 27 settembre 2007. Forse le simpatie nazistoidi del principino Harry non devono essere viste come semplici marachelle di gioventù!
[2] Col suo Quantum Fund Soros gestiva anche i capitali della Corona inglese.
[3] Il Mulino, 1/2006, numero 423, pag, 199.
[4] Pannella accusa anche il nazismo di essere un’ideologia rea di contribuire allo “tsunami natalista”. Pannella dimentica forse che l’intento di Hitler era di ridurre le popolazioni non germaniche per fare posto a quella germanica. La fallace radice epistemologica era dunque la stessa che lui propugna: “Abbiamo bisogno di spazio e per crearcene dobbiamo eliminare l’altro che ce lo occupa, non cercarne di nuovo!”. Dunque per Hitler come per Pannella, la lungimiranza è resa cieca dal fallace primus epistemologico: credere che l’uomo sia essere meramente confinato allo spazio terrestre e della cui vita si possa disporre alla stessa stregua di qualsiasi altro elemento della biosfera.
[5] Nel marzo 2006 assistetti ad un incontro di scienza organizzato dal Comune di Scandicci, dal titolo “Il Benevolo disordine della vita” in cui relatore era il prof. Marcello Buiatti dell’università di Firenze. L’interesse a partecipare a quell’incontro mi fu suscitato dal presentimento che l’oggetto trattato, solo in apparenza ristretto al campo scientifico, avrebbe avuto delle inevitabili ripercussioni in campo socio-politico. Così fu: il prof. Buiatti dopo aver debuttato con l’elogio di Darwin, concludeva con l’apologia maltusiana della riduzione della popolazione mondiale. Da tale incontro ne scaturì una riflessione che inviai al prof. Buiatti – senza riceverne riscontro – il cui titolo era “Critica "benevola" a Il Benevolo Disordine della Vita ovvero il falso problema della sovrappopolazione”. Il testo della lettera è riportato al link http://claudiogiudici.ilcannocchiale.it/?YY=2007&mm=9&dd=26, 26 settembre 2007.
[6] Deutche Presse Agentur, agosto 1988. Altre affermazioni in tal senso sono rintracciabili al link http://www.movisol.org/genocidi.htm, 24 settembre 2007.
[7] http://www.movisol.org/nuc1.htm, 24 settembre 2007. Per ulteriore materiale una velocissima ricerca sul web soddisferà le esigenze dei più interessati all’argomento.
[8] Kissinger stesso si è autodefinito agente della Corona inglese. http://www.larouchepub.com/other/2002/2901_kissinger.html
[9] http://www.movisol.org/etanolo.htm; http://www.movisol.org/etanolo2.htm; http://www.movisol.org/07news009.htm; 26 settembre 2007.
[inizio pagina]
Il programma politico di Grillo è stato “dettato” dal principe Filippo d’Edimburgo

3 ottobre 2007 – Il programma politico del simpatizzante nazista Filippo d’Edimburgo[1] è il programma del reverendo anglicano Thomas Malthus, di Bertrand Russell, di Henry Kissinger e di George Soros[2]. Grillo, che ne sia cosciente o meno, lo ha prodotto (scopiazzato?) dimostrando la più completa inconsistenza di fondo dal punto di vista epistemologico.
Le 22 pagine di quel programma presentano fin da subito tutte le lacune tipiche dell’odierna classe dirigente, abbagliata dal dettaglio, incapace di vedere l’interconnessione complessa tra le varie singolarità.
Un programma come quello di Grillo, che ha la pretesa di segnare un punto di svolta nella storia politica italiana, trascura completamente questioni fondamentali in materia di politica economica e di politica estera. In esso non si parla di economia produttiva – perché Grillo è seguace delle teorie genocide sulla decrescita del Latouche – né di lotta a quei fenomeni speculativi che rappresentano il vero cancro del mondo. Ed in esso non si parla neanche dell’idea della cooperazione tra Stati sovrani, come manifestazione prima in campo politico della concezione dell’uomo in termini di homo homini fratres da cui si è venuto scostando il diritto internazionale – per la gioia di Bush, Blair, Padoa Schioppa[3] - ad esplicita onta del Trattato di Westfalia del 1648.
Parte integrante del programma politico di Grillo è infine il contenuto di una lettera che Marco Pannella[4] gli ha mandato. In essa si parla di riduzione della popolazione mondiale di almeno della metà rispetto ai quasi 7 miliardi di persone.
Non è la prima volta che mi imbatto in un’ambientalista la cui soluzione di fondo sfocia nel malthusianesimo[5]. Il principe Filippo d’Edimburgo, da un punto di vista strategico il più noto ambientalista del mondo, nonché fondatore del Wwf, è altresì noto per affermazioni del tipo: “Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sottoforma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione”[6].
Marco Pannella nella lettera che Beppe Grillo fa propria, riportandola per intero nel suo programma, afferma:“Se non imbocchiamo subito la strada di un “rientro dolce” della popolazione del pianeta da 6 miliardi di persone più o meno alla metà nell’arco di 4 o 5 generazioni, di un secolo, continueremo ad esser travolti dallo tsumani natalista …”.
Questa è la filosofia dei ricchi codardi abituati a credere di essere i padroni del mondo. Senza alcuna base scientifica – nella migliore delle ipotesi ogni dato a cui hanno provato a dare una parvenza di scientificità è stato contraddetto dall’intrinseca capacità umana di aumentare la propria capacità relazionale con l’universo – sciorinano cifre, impongono limiti, ma sempre agli altri, sempre ai più deboli (i posteri che non potranno esserci, i paesi del terzo mondo che non possono progredire perché altrimenti ci fregano la possibilità di mantenere il nostro tenore di vita).
Tutto è riconducibile alla tradizione malthusiana che con il National Security Study Memorandum 200[7] prodotto dell’ufficio di Henry Kissinger (il documento segreto, datato 1974, viene declassificato nei primi anni ’90) diviene strategia politica ufficiale dell’Impero britannico[8], prima che degli Stati Uniti. Al paragrafo 29 di questo studio, infatti, si parla di “programmi demografici” che portino al raggiungimento dell’obiettivo dei “3 miliardi [di persone] in meno nel 2050”.
Beppe Grillo entra in gioco mentre un po’ tutta la sinarchia ha deciso di staccarsi di dosso il peso della politica. Questa, infatti, esegue troppo lentamente i disegni che l’oligarchia vorrebbe attuare, e che sempre più velocemente si impongono visto l’accelerarsi della crisi finanziaria in corso.
Infatti, il contesto di fondo in cui l’incompetente classe politica è stata messa nel mezzo è il seguente: trasmissioni di satira che hanno funzionato da apripista per il lancio di inchieste che denunciano la “cattiveria” dei politici (peccato che non ci svelino mai per quali interessi agiscano); l’establishment economico (Montezemolo, ndr) che dal pulpito sferra attacchi alla classe politica; la Lega Nord considerata ancora dai propri aderenti una forza popolare, invoca la discesa nelle piazze. Queste, sono tutte forze che fanno nominalmente capo alla destra italiana. Ed a sinistra? Ecco che arriva Grillo. Ora anche il popolo di sinistra – dopo i fallimenti di Moretti e degli altermondialisti – ha il suo capo popolo per distruggere la “cattiva” classe politica.
Proprio come nel Don Giovanni di Mozart, i villani scambieranno il lacchè di turno, Leporello, per il ben più pericoloso Don Giovanni. Fare fuori Leporello (la classe politica) non servirà a niente se Don Giovanni (l’oligarchia finanziaria) resterà in piedi. E pensare che a consentire un fraintendimento di questo tipo, nell’opera di Mozart fu un villano offeso, il buon Masetto (Beppe Grillo)!
Nel dettaglio, il programma di Grillo propone inevitabilmente qualche soluzione meritevole di essere presa in considerazione, ma a queste affianca altre proposte totalmente inconsistenti. Grillo suggerisce l’incentivo di mezzi di trasporto pubblici, ma a ciò affianca l’“incentivazione alla produzione di automezzi con motori alimentati da biocombustibili”.
Il movimento di LaRouche denunciò circa due anni fa in tutto il mondo come la scelta dei biocombustibili, in particolare l’etanolo, fosse una scelta sciagurata sia perché scientificamente incompetente (visto che il processo produttivo fa sì che si bruci più petrolio rispetto al combustibile prodotto), sia perché da un punto di vista strategico – ciò che più conta – questa nuova moda dell’ambientalismo avrebbe ridotto le scorte alimentari mondiali comportando fenomeni speculativi a danni delle popolazioni più deboli[9]. L’aumento dei prezzi dei prodotti cerealicoli di questi giorni è tutto lì a dimostrare l’esattezza di quella previsione.
Il programma di Grillo critica meritoriamente l’approccio aziendalista alla sanità, ma non crede alla possibilità di una sanità completamente gratuita (“ticket per integrare il finanziamento pubblico”). Non crede a ciò perché di fatto in ambito economico aderisce anche alle teorie monetariste. Crede, proprio come un po’ tutto l’establishment politico-economico, che l’economia sia imperniata sul denaro e sui bilanci e non sul credito nazionale e l’economia fisica (per lui essa andrebbe ridotta).
In ambito economico accenna a poche cose, senza toccare la questione di fondo, quella del credito, quella che è elemento discriminante tra il modo di intendere il ruolo dello Stato nell’economia nella prima fase post-bellica e quella odierna tutta centrata sulle banche centrali e dunque sulle banche private.
Suggerisce tout court di vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale – senza distinguere dunque tra finanziamento delle attività produttive e finanziamento delle attività speculative – e in ambito economico-fisico dice aprioristicamente no all’economia delle grandi opere e dei trasporti su scala mondiale. Grillo dovrebbe riflettere sul fatto che i popoli si sono uniti proprio passando per la creazione di vie di comunicazione comuni che unissero tra di loro i vari principati, le varie signorie, le varie terre. La vicinanza, la facilità di raggiungimento consentita da vie di comunicazione su scala translocale, ha agevolato il dialogo tra i popoli e la loro successiva unità. Tutto ciò non è mai piaciuto all’impero britannico.
Grillo parla poi di allineare le tariffe energetiche a quelle degli altri paesi europei. Come è fattibile ciò se non tagliando il costo del lavoro, e dunque incidendo sui tenori di vita reale dei lavoratori? Grillo sa che l’Italia è un paese senza materie prime? Sa che l’unica produzione energetica con densità di flusso tale da reggere una moderna economia, di cui ogni paese del mondo può dotarsi, è il nucleare? Ha riflettuto sul concetto di free energy, cioè energia libera dall’impiego per usi civili e produttivi, da destinare invece alla sperimentazione ed alla ricerca?
Sull’indipendenza, evidentemente anticostituzionale, di authority e Banca d’Italia, anche qui nessun accenno. Anzi, alle prime suggerisce di riconoscere ancor più potere.
La riduzione del debito poi, per Grillo, deriverebbe dal taglio degli sprechi. Niente di nuovo sotto il sole. La solita solfa rigorista alla Padoa-Schioppa. Con Hamilton, Lincoln, Roosevelt è bene dire che l’unico modo per ridurre costantemente il debito di una nazione è aumentare la sua produttività grazie all’evoluzione tecnologico-scientifica. Dopo un ventennio di tagli alla spesa pubblica, da tagliare restano solo briciole (il debito pubblico italiano è qualcosa di più rispetto alle briciole!).
Ma in merito al sistema a cambi fluttuanti, filo-speculativo e di fatto condizionante la sovranità economico-politica dei popoli, su cui è imperniato l’intero sistema monetario internazionale, non dice niente. In merito all’idrovora speculativa degli hedge funds di cui è divenuta schiava tutta l’economia produttiva mondiale (a parte la Russia) non dice niente.
Grillo non va dunque al centro della questione, ma naviga su un livello di superficie così come tutta la classe politica da lui criticata.
Come accennato all’inizio, la degna conclusione di questo evanescente programma è la lettera di Pannella. Il problema di fondo per Grillo sarebbe che siamo in troppi. Pannella e Grillo sanno quali siano le politiche di “rientro dolce” della popolazione perché si riduca dai quasi 7 miliardi ai 3 miliardi richiesti (non si sa su che base scientifica)?
Grillo e Pannella ben capiranno che se le risorse naturali tendono ad esaurirsi – ma in realtà la natura è caratterizzata da processi viventi che sono tutt’altro che entropici – il problema della relazione tra l’uomo e la natura – che non è solo relativo alla produzione di energia – tornerà a porsi. A quel punto ci riduciamo ad un miliardo e mezzo?
In ogni caso, per serietà politica, Grillo e Pannella devono avere il coraggio di dire quali siano questi metodi di “rientro dolce”. Forse la sterilizzazione coatta, i disincentivi fiscali a chi procrea “troppo”, oppure la guerra batteriologica come suggerito da Bertrand Russell ne L’impatto della scienza sulla società.
Negli anni ’60, tanto era il valore della vita umana, gli approcci di un Kennedy o di un La Pira erano diametralmente opposti: una grande alleanza planetaria per rendere vivibili gli altri pianeti dello spazio.
La visione di un Grillo o di un Pannella è viziata da una concezione pessimistica, hobbesiana, della natura umana; quella di un Kennedy o di un La Pira era invece illuminata da una concezione ottimistica della natura umana. L’uomo, se fa l’Uomo, ha tutto il potenziale per opporsi all’entropia del regno inorganico. L’anti-entropia universale è tutta lì pronta ad agevolare il suo compito. Se l’uomo crede di risolvere i propri problemi riducendo la sua capacità d’azione, dunque le sue capacità cognitivo-creative, non ha compreso nella gerarchia universale quale sia il proprio ruolo. Ridurre la presenza umana così come la produzione energetica vuol dire condannare l’umanità alla progressiva distruzione. La visione epistemologica di Grillo ci riporterebbe dritti dritti al medioevo: persone ridotte alla sussistenza, inconsapevoli del fatto di essere chiamate a dialogare con l’universo e non a subirne l’arbitrio. Il Rinascimento che seguì l’epoca buia medioevale ebbe il merito di far riscoprire all’uomo questa sua missione; è in quel momento che la scienza e l’arte divengono strumento per manifestare la capacità ontologica dell’uomo: un progressivo cammino di conoscenza di sé stesso e di ciò che ha intorno a sé.
Rivolgo dunque questo appello a Grillo: Grillo abbandona Latouche (e Filippo) e scopri LaRouche, darai un’autentica via d’uscita all’umanità!

Claudio Giudici

[1] http://www.movisol.org/znews063.htm, 27 settembre 2007. Forse le simpatie nazistoidi del principino Harry non devono essere viste come semplici marachelle di gioventù!
[2] Col suo Quantum Fund Soros gestiva anche i capitali della Corona inglese.
[3] Il Mulino, 1/2006, numero 423, pag, 199.
[4] Pannella accusa anche il nazismo di essere un’ideologia rea di contribuire allo “tsunami natalista”. Pannella dimentica forse che l’intento di Hitler era di ridurre le popolazioni non germaniche per fare posto a quella germanica. La fallace radice epistemologica era dunque la stessa che lui propugna: “Abbiamo bisogno di spazio e per crearcene dobbiamo eliminare l’altro che ce lo occupa, non cercarne di nuovo!”. Dunque per Hitler come per Pannella, la lungimiranza è resa cieca dal fallace primus epistemologico: credere che l’uomo sia essere meramente confinato allo spazio terrestre e della cui vita si possa disporre alla stessa stregua di qualsiasi altro elemento della biosfera.
[5] Nel marzo 2006 assistetti ad un incontro di scienza organizzato dal Comune di Scandicci, dal titolo “Il Benevolo disordine della vita” in cui relatore era il prof. Marcello Buiatti dell’università di Firenze. L’interesse a partecipare a quell’incontro mi fu suscitato dal presentimento che l’oggetto trattato, solo in apparenza ristretto al campo scientifico, avrebbe avuto delle inevitabili ripercussioni in campo socio-politico. Così fu: il prof. Buiatti dopo aver debuttato con l’elogio di Darwin, concludeva con l’apologia maltusiana della riduzione della popolazione mondiale. Da tale incontro ne scaturì una riflessione che inviai al prof. Buiatti – senza riceverne riscontro – il cui titolo era “Critica "benevola" a Il Benevolo Disordine della Vita ovvero il falso problema della sovrappopolazione”. Il testo della lettera è riportato al link http://claudiogiudici.ilcannocchiale.it/?YY=2007&mm=9&dd=26, 26 settembre 2007.
[6] Deutche Presse Agentur, agosto 1988. Altre affermazioni in tal senso sono rintracciabili al link http://www.movisol.org/genocidi.htm, 24 settembre 2007.
[7] http://www.movisol.org/nuc1.htm, 24 settembre 2007. Per ulteriore materiale una velocissima ricerca sul web soddisferà le esigenze dei più interessati all’argomento.
[8] Kissinger stesso si è autodefinito agente della Corona inglese. http://www.larouchepub.com/other/2002/2901_kissinger.html
[9] http://www.movisol.org/etanolo.htm; http://www.movisol.org/etanolo2.htm; http://www.movisol.org/07news009.htm; 26 settembre 2007.
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Il programma politico di Grillo è stato “dettato” dal principe Filippo d’Edimburgo

3 ottobre 2007 – Il programma politico del simpatizzante nazista Filippo d’Edimburgo[1] è il programma del reverendo anglicano Thomas Malthus, di Bertrand Russell, di Henry Kissinger e di George Soros[2]. Grillo, che ne sia cosciente o meno, lo ha prodotto (scopiazzato?) dimostrando la più completa inconsistenza di fondo dal punto di vista epistemologico.
Le 22 pagine di quel programma presentano fin da subito tutte le lacune tipiche dell’odierna classe dirigente, abbagliata dal dettaglio, incapace di vedere l’interconnessione complessa tra le varie singolarità.
Un programma come quello di Grillo, che ha la pretesa di segnare un punto di svolta nella storia politica italiana, trascura completamente questioni fondamentali in materia di politica economica e di politica estera. In esso non si parla di economia produttiva – perché Grillo è seguace delle teorie genocide sulla decrescita del Latouche – né di lotta a quei fenomeni speculativi che rappresentano il vero cancro del mondo. Ed in esso non si parla neanche dell’idea della cooperazione tra Stati sovrani, come manifestazione prima in campo politico della concezione dell’uomo in termini di homo homini fratres da cui si è venuto scostando il diritto internazionale – per la gioia di Bush, Blair, Padoa Schioppa[3] - ad esplicita onta del Trattato di Westfalia del 1648.
Parte integrante del programma politico di Grillo è infine il contenuto di una lettera che Marco Pannella[4] gli ha mandato. In essa si parla di riduzione della popolazione mondiale di almeno della metà rispetto ai quasi 7 miliardi di persone.
Non è la prima volta che mi imbatto in un’ambientalista la cui soluzione di fondo sfocia nel malthusianesimo[5]. Il principe Filippo d’Edimburgo, da un punto di vista strategico il più noto ambientalista del mondo, nonché fondatore del Wwf, è altresì noto per affermazioni del tipo: “Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sottoforma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione”[6].
Marco Pannella nella lettera che Beppe Grillo fa propria, riportandola per intero nel suo programma, afferma:“Se non imbocchiamo subito la strada di un “rientro dolce” della popolazione del pianeta da 6 miliardi di persone più o meno alla metà nell’arco di 4 o 5 generazioni, di un secolo, continueremo ad esser travolti dallo tsumani natalista …”.
Questa è la filosofia dei ricchi codardi abituati a credere di essere i padroni del mondo. Senza alcuna base scientifica – nella migliore delle ipotesi ogni dato a cui hanno provato a dare una parvenza di scientificità è stato contraddetto dall’intrinseca capacità umana di aumentare la propria capacità relazionale con l’universo – sciorinano cifre, impongono limiti, ma sempre agli altri, sempre ai più deboli (i posteri che non potranno esserci, i paesi del terzo mondo che non possono progredire perché altrimenti ci fregano la possibilità di mantenere il nostro tenore di vita).
Tutto è riconducibile alla tradizione malthusiana che con il National Security Study Memorandum 200[7] prodotto dell’ufficio di Henry Kissinger (il documento segreto, datato 1974, viene declassificato nei primi anni ’90) diviene strategia politica ufficiale dell’Impero britannico[8], prima che degli Stati Uniti. Al paragrafo 29 di questo studio, infatti, si parla di “programmi demografici” che portino al raggiungimento dell’obiettivo dei “3 miliardi [di persone] in meno nel 2050”.
Beppe Grillo entra in gioco mentre un po’ tutta la sinarchia ha deciso di staccarsi di dosso il peso della politica. Questa, infatti, esegue troppo lentamente i disegni che l’oligarchia vorrebbe attuare, e che sempre più velocemente si impongono visto l’accelerarsi della crisi finanziaria in corso.
Infatti, il contesto di fondo in cui l’incompetente classe politica è stata messa nel mezzo è il seguente: trasmissioni di satira che hanno funzionato da apripista per il lancio di inchieste che denunciano la “cattiveria” dei politici (peccato che non ci svelino mai per quali interessi agiscano); l’establishment economico (Montezemolo, ndr) che dal pulpito sferra attacchi alla classe politica; la Lega Nord considerata ancora dai propri aderenti una forza popolare, invoca la discesa nelle piazze. Queste, sono tutte forze che fanno nominalmente capo alla destra italiana. Ed a sinistra? Ecco che arriva Grillo. Ora anche il popolo di sinistra – dopo i fallimenti di Moretti e degli altermondialisti – ha il suo capo popolo per distruggere la “cattiva” classe politica.
Proprio come nel Don Giovanni di Mozart, i villani scambieranno il lacchè di turno, Leporello, per il ben più pericoloso Don Giovanni. Fare fuori Leporello (la classe politica) non servirà a niente se Don Giovanni (l’oligarchia finanziaria) resterà in piedi. E pensare che a consentire un fraintendimento di questo tipo, nell’opera di Mozart fu un villano offeso, il buon Masetto (Beppe Grillo)!
Nel dettaglio, il programma di Grillo propone inevitabilmente qualche soluzione meritevole di essere presa in considerazione, ma a queste affianca altre proposte totalmente inconsistenti. Grillo suggerisce l’incentivo di mezzi di trasporto pubblici, ma a ciò affianca l’“incentivazione alla produzione di automezzi con motori alimentati da biocombustibili”.
Il movimento di LaRouche denunciò circa due anni fa in tutto il mondo come la scelta dei biocombustibili, in particolare l’etanolo, fosse una scelta sciagurata sia perché scientificamente incompetente (visto che il processo produttivo fa sì che si bruci più petrolio rispetto al combustibile prodotto), sia perché da un punto di vista strategico – ciò che più conta – questa nuova moda dell’ambientalismo avrebbe ridotto le scorte alimentari mondiali comportando fenomeni speculativi a danni delle popolazioni più deboli[9]. L’aumento dei prezzi dei prodotti cerealicoli di questi giorni è tutto lì a dimostrare l’esattezza di quella previsione.
Il programma di Grillo critica meritoriamente l’approccio aziendalista alla sanità, ma non crede alla possibilità di una sanità completamente gratuita (“ticket per integrare il finanziamento pubblico”). Non crede a ciò perché di fatto in ambito economico aderisce anche alle teorie monetariste. Crede, proprio come un po’ tutto l’establishment politico-economico, che l’economia sia imperniata sul denaro e sui bilanci e non sul credito nazionale e l’economia fisica (per lui essa andrebbe ridotta).
In ambito economico accenna a poche cose, senza toccare la questione di fondo, quella del credito, quella che è elemento discriminante tra il modo di intendere il ruolo dello Stato nell’economia nella prima fase post-bellica e quella odierna tutta centrata sulle banche centrali e dunque sulle banche private.
Suggerisce tout court di vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale – senza distinguere dunque tra finanziamento delle attività produttive e finanziamento delle attività speculative – e in ambito economico-fisico dice aprioristicamente no all’economia delle grandi opere e dei trasporti su scala mondiale. Grillo dovrebbe riflettere sul fatto che i popoli si sono uniti proprio passando per la creazione di vie di comunicazione comuni che unissero tra di loro i vari principati, le varie signorie, le varie terre. La vicinanza, la facilità di raggiungimento consentita da vie di comunicazione su scala translocale, ha agevolato il dialogo tra i popoli e la loro successiva unità. Tutto ciò non è mai piaciuto all’impero britannico.
Grillo parla poi di allineare le tariffe energetiche a quelle degli altri paesi europei. Come è fattibile ciò se non tagliando il costo del lavoro, e dunque incidendo sui tenori di vita reale dei lavoratori? Grillo sa che l’Italia è un paese senza materie prime? Sa che l’unica produzione energetica con densità di flusso tale da reggere una moderna economia, di cui ogni paese del mondo può dotarsi, è il nucleare? Ha riflettuto sul concetto di free energy, cioè energia libera dall’impiego per usi civili e produttivi, da destinare invece alla sperimentazione ed alla ricerca?
Sull’indipendenza, evidentemente anticostituzionale, di authority e Banca d’Italia, anche qui nessun accenno. Anzi, alle prime suggerisce di riconoscere ancor più potere.
La riduzione del debito poi, per Grillo, deriverebbe dal taglio degli sprechi. Niente di nuovo sotto il sole. La solita solfa rigorista alla Padoa-Schioppa. Con Hamilton, Lincoln, Roosevelt è bene dire che l’unico modo per ridurre costantemente il debito di una nazione è aumentare la sua produttività grazie all’evoluzione tecnologico-scientifica. Dopo un ventennio di tagli alla spesa pubblica, da tagliare restano solo briciole (il debito pubblico italiano è qualcosa di più rispetto alle briciole!).
Ma in merito al sistema a cambi fluttuanti, filo-speculativo e di fatto condizionante la sovranità economico-politica dei popoli, su cui è imperniato l’intero sistema monetario internazionale, non dice niente. In merito all’idrovora speculativa degli hedge funds di cui è divenuta schiava tutta l’economia produttiva mondiale (a parte la Russia) non dice niente.
Grillo non va dunque al centro della questione, ma naviga su un livello di superficie così come tutta la classe politica da lui criticata.
Come accennato all’inizio, la degna conclusione di questo evanescente programma è la lettera di Pannella. Il problema di fondo per Grillo sarebbe che siamo in troppi. Pannella e Grillo sanno quali siano le politiche di “rientro dolce” della popolazione perché si riduca dai quasi 7 miliardi ai 3 miliardi richiesti (non si sa su che base scientifica)?
Grillo e Pannella ben capiranno che se le risorse naturali tendono ad esaurirsi – ma in realtà la natura è caratterizzata da processi viventi che sono tutt’altro che entropici – il problema della relazione tra l’uomo e la natura – che non è solo relativo alla produzione di energia – tornerà a porsi. A quel punto ci riduciamo ad un miliardo e mezzo?
In ogni caso, per serietà politica, Grillo e Pannella devono avere il coraggio di dire quali siano questi metodi di “rientro dolce”. Forse la sterilizzazione coatta, i disincentivi fiscali a chi procrea “troppo”, oppure la guerra batteriologica come suggerito da Bertrand Russell ne L’impatto della scienza sulla società.
Negli anni ’60, tanto era il valore della vita umana, gli approcci di un Kennedy o di un La Pira erano diametralmente opposti: una grande alleanza planetaria per rendere vivibili gli altri pianeti dello spazio.
La visione di un Grillo o di un Pannella è viziata da una concezione pessimistica, hobbesiana, della natura umana; quella di un Kennedy o di un La Pira era invece illuminata da una concezione ottimistica della natura umana. L’uomo, se fa l’Uomo, ha tutto il potenziale per opporsi all’entropia del regno inorganico. L’anti-entropia universale è tutta lì pronta ad agevolare il suo compito. Se l’uomo crede di risolvere i propri problemi riducendo la sua capacità d’azione, dunque le sue capacità cognitivo-creative, non ha compreso nella gerarchia universale quale sia il proprio ruolo. Ridurre la presenza umana così come la produzione energetica vuol dire condannare l’umanità alla progressiva distruzione. La visione epistemologica di Grillo ci riporterebbe dritti dritti al medioevo: persone ridotte alla sussistenza, inconsapevoli del fatto di essere chiamate a dialogare con l’universo e non a subirne l’arbitrio. Il Rinascimento che seguì l’epoca buia medioevale ebbe il merito di far riscoprire all’uomo questa sua missione; è in quel momento che la scienza e l’arte divengono strumento per manifestare la capacità ontologica dell’uomo: un progressivo cammino di conoscenza di sé stesso e di ciò che ha intorno a sé.
Rivolgo dunque questo appello a Grillo: Grillo abbandona Latouche (e Filippo) e scopri LaRouche, darai un’autentica via d’uscita all’umanità!

Claudio Giudici

[1] http://www.movisol.org/znews063.htm, 27 settembre 2007. Forse le simpatie nazistoidi del principino Harry non devono essere viste come semplici marachelle di gioventù!
[2] Col suo Quantum Fund Soros gestiva anche i capitali della Corona inglese.
[3] Il Mulino, 1/2006, numero 423, pag, 199.
[4] Pannella accusa anche il nazismo di essere un’ideologia rea di contribuire allo “tsunami natalista”. Pannella dimentica forse che l’intento di Hitler era di ridurre le popolazioni non germaniche per fare posto a quella germanica. La fallace radice epistemologica era dunque la stessa che lui propugna: “Abbiamo bisogno di spazio e per crearcene dobbiamo eliminare l’altro che ce lo occupa, non cercarne di nuovo!”. Dunque per Hitler come per Pannella, la lungimiranza è resa cieca dal fallace primus epistemologico: credere che l’uomo sia essere meramente confinato allo spazio terrestre e della cui vita si possa disporre alla stessa stregua di qualsiasi altro elemento della biosfera.
[5] Nel marzo 2006 assistetti ad un incontro di scienza organizzato dal Comune di Scandicci, dal titolo “Il Benevolo disordine della vita” in cui relatore era il prof. Marcello Buiatti dell’università di Firenze. L’interesse a partecipare a quell’incontro mi fu suscitato dal presentimento che l’oggetto trattato, solo in apparenza ristretto al campo scientifico, avrebbe avuto delle inevitabili ripercussioni in campo socio-politico. Così fu: il prof. Buiatti dopo aver debuttato con l’elogio di Darwin, concludeva con l’apologia maltusiana della riduzione della popolazione mondiale. Da tale incontro ne scaturì una riflessione che inviai al prof. Buiatti – senza riceverne riscontro – il cui titolo era “Critica "benevola" a Il Benevolo Disordine della Vita ovvero il falso problema della sovrappopolazione”. Il testo della lettera è riportato al link http://claudiogiudici.ilcannocchiale.it/?YY=2007&mm=9&dd=26, 26 settembre 2007.
[6] Deutche Presse Agentur, agosto 1988. Altre affermazioni in tal senso sono rintracciabili al link http://www.movisol.org/genocidi.htm, 24 settembre 2007.
[7] http://www.movisol.org/nuc1.htm, 24 settembre 2007. Per ulteriore materiale una velocissima ricerca sul web soddisferà le esigenze dei più interessati all’argomento.
[8] Kissinger stesso si è autodefinito agente della Corona inglese. http://www.larouchepub.com/other/2002/2901_kissinger.html
[9] http://www.movisol.org/etanolo.htm; http://www.movisol.org/etanolo2.htm; http://www.movisol.org/07news009.htm; 26 settembre 2007.
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